RINUNCIARE A SE’ STESSI

da | Ago 17, 2024 | Benessere e Salute, Violenza

Il mito di Medea e Giasone

Il mito di Medea e Giasone non è soltanto una delle più famose storie della mitologia greca. Esso parla anche di come si può arrivare a rinunciare a sé stessi, pur di stare con la persona amata.

Secondo la mitologia greca, Medea era una potente maga e principessa di Corchide. Era figlia di Eeta, re di Colchide e nipote del dio Apollo e della maga Circe. Il suo nome, tradotto in sanscrito, indica la sapienza divina, rappresenta la libertà, la forza e l’astuzia.

Giasone, invece era un eroe greco, vittima di molte ingiustizie: suo padre, il re di Iolco, era stato detronizzato da suo fratello e Giasone è stato l’unico figlio a essere messo in salvo, poiché affidato alle cure del centauro Chirone. Diventato grande, tornò dallo zio, per rivendicare il suo diritto al trono. Lo zio glielo promise in cambio del Vello d’oro, ovvero il vello di un ariete magico, appartenente al dio Ares.

Recuperare il vello d’oro rappresentava una missione impossibile ma lui ci riuscì, poiché una volta arrivato a Colchide, venne aiutato dai poteri della maga Medea. Medea era così talmente innamorata di Giasone che tradì la sua famiglia, dando un sonnifero al drago che custodiva il Vello d’oro. Ma una volta tornata in Grecia insieme a Giasone, questo decise di spostare Glauce, figlia di Creonte, re di Corinto, provocando la rabbia di Medea.

Rinunciare a sé stessi e il personaggio di Medea

Come racconta il mito greco, Medea era così talmente accecata dall’amore che è stata disposta a tradire la sua famiglia e a mettere a disposizione di Giasone i suoi poteri divini per aiutarlo a realizzarsi nella sua grandiosità, pur di averlo al suo fianco. È stata disponibile a snaturarsi e a mettere da parte la sua parte più preziosa, dimenticarsi di sé stessa.

Giasone, invece, è rimasto sempre coerente con sé stesso e con il suo desiderio di potere, successo e gloria. Lui ha continuato a cercare conferme nel mondo, ricercando un ruolo che lo identificasse e lo facesse sentire importante. È stato disposto a passare sopra ogni cosa, pur di ottenere fama e prestigio. Infatti, una volta tornato in Grecia, decise di sposare un’altra donna, non per amore, ma per espandere il suo regno e il suo potere.

Fino a quel momento, Medea lo aveva compreso e aiutato ma di fronte a questo tradimento e ripudio, riesce a individuare i suoi limiti e a vederlo per quello che è davvero. Si accorge della sua mediocrità e della sua brama di potere, che lo hanno portato a usarla finché gli era utile, per poi sostituirla con un’altra donna, la quale gli permettesse di raggiungere un altro traguardo sociale e politico.

Non rinunciare a sé stessi

Questo mito greco, pur essendo molto antico, è in realtà molto attuale!

In una qualsiasi relazione, è davvero bello offrirsi interamente e dedicarsi all’altro, aiutandolo e ascoltandolo. Ma non bisogna essere disposti a murare una parte di sé così profonda, come è successo a Medea. Lei ha rinunciato completamente a sé stessa pur di combaciare con l’amato.  

Per offrirsi all’altro è necessario, rimanere integri e consapevoli, rispettare sé stessi nel profondo, senza perdere il proprio valore di persona. Molte relazioni diventano tossiche proprio quando siamo disposti a tollerare tutto, persino rinunciare a sé stessi. In questo caso, per recuperare il rapporto con la parte perduta di noi stessi, è necessario compiere un “sacrificio”.

Il sacrificio per recuperare sé stessi

Il sacrificio che Medea è disposta a fare è quello di uccidere i suoi figli.

Questo atto così estremo ci pone davanti ad un importante insegnamento: non bisogna permettere al nostro passato di bloccare la nostra realizzazione personale. Ciò che è stato costruito nel corso del tempo, con tanta fatica e impegno, non deve impedire di interrompere quel collegamento con la parte più profonda di noi stessi.

Se non ascoltiamo la parte profonda di noi, rimaniamo bloccati e finiamo per sentirci incompleti. Continueremo a nutrire il nostro Giasone interiore, mentre Medea continua a soffrire perché sente di aver seppellito i propri desideri, che tornano impetuosi a farsi spazio, implorando di essere esauditi. Per dare loro spazio e ritornare a sé stessi è necessario sacrificare qualcosa e “uccidere” il proprio passato. Per questo, Medea decide di uccidere i propri figli. Nella società odierna, questo gesto può rappresentare qualsiasi cosa sulla quale abbiamo investito tempo e energie, come rompere una relazione duratura, licenziarsi, trasferirsi in una nuova città, vendere la propria casa ecc.

Se non ascoltiamo la nostra parte profonda, dando spazio alla nostra Medea interiore, il problema si ripresenterà di nuovo sotto le sembianze di Giasone e questa dinamica si perpetuerà nel tempo.

L’unico rimedio per spezzare questa dinamica è quello di prendere coraggio e compiere il proprio sacrificio.

La rinascita di Medea

L’assassinio dei propri figli può essere considerata un’azione imperdonabile dal punto di vista umano. Però gli dei dell’Olimpo sono comprensivi: è stato il modo in cui Medea è tornata a sé stessa e ha ripreso la piena padronanza dei propri poteri. Per questo motivo, non le infliggono nessuna punizione divina, ma anzi, la aiutano a scappare da Corinto, sul carro alato di Apollo, suo nonno.

Conclusioni

Ho scritto questo articolo in seguito alla lettura del capitolo “Medea o il tradimento di sé”, tratto dal libro “Liberati della brava bambina”. Credo che questo mito ci insegna molto rispetto alle relazioni tossiche in cui ci possiamo trovare a vivere ogni giorno, nella nostra vita sociale. Il “sacrificio” più grande sta nel compiere un atto di coraggio per spezzare il circolo vizioso che continua a reiterarsi, tollerando il pauroso salto nel buio. Solo in questo modo possiamo evitare di rinunciare a sé stessi, riprendendo in mano la nostra vita.  

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