RABBIA INESPRESSA

da | Apr 2, 2024 | Emozioni

Chi di voi conosce la storia del “La bella addormentata nel bosco”? E quanti di voi hanno visto il film “Maleficient” con Angelina Jolie? Ma soprattutto, che cosa c’entra questa favola con l’argomento della rabbia inespressa che compare nel titolo di questo articolo? Ebbene, vorrei parlarvi di questa particolare emozione, riprendendo la favola della Bella addormentata nel bosco, per vedere questa storia da un’altra prospettiva.

La bella addormentata nel bosco e Maleficient

Tutti noi conosciamo la classica favola in cui, alla nascita della piccola Aurora, il re Stefano invitò tutto il regno tranne la strega cattiva, la quale si risentì per non essere stata invitata. Così, lanciò un incantesimo alla neonata: “Prima che il Sole tramonti sul suo sedicesimo compleanno, ella si pungerà un dito con la punta di un fuso di un arcolaio e cadrà in un sonno simile alla morte. La principessa sarà destata dal suo sonno di morte solo dal bacio del vero amore. Il maleficio durerà fino alla fine dei suoi tempi. Nessun potere terreno riuscirà a toglierlo”.

Tuttavia, questa favola non racconta tutta la verità: qual è il vero motivo per il quale la strega decide di maledire una bambina innocente? Da dove nasce tutta questa rabbia? Il film “Maleficient” ha provato a rispondere a queste domande, rileggendo la favola da una prospettiva diversa.

Malefica era una fata bellissima e potente, con corna e ali maestose che viveva felice nella Brughiera insieme ad altre creature incantate. Un giorno, un giovane ragazzo, Stefano, riuscì ad entrare nella Brughiera e tra i due nacque un forte sentimento. Purtroppo, Stefano decise di diventare cavaliere del re e si allontanò da lei. Poiché il re avrebbe affidato il suo regno a chi gli avrebbe portato il corpo di Malefica, Stefano tornò nella Brughiera e dopo averle fatto bere un sonnifero, le tagliò le imponenti ali. Malefica si risvegliò in preda ad un lacerante dolore e prese coscienza del tradimento.

Il trauma e la rabbia inespressa

Il re Stefano

Il personaggio di re Stefano rappresenta

  • L’uomo che tradisce la donna per il proprio tornaconto
  • La società patriarcale basata sul dominio dell’uomo e sulla sottomissione della donna, che le impedisce di esprimere il proprio potere, tarpandole le ali.

Quindi, Stefano preferisce raggiungere il potere esteriore – visibile, tangibile, finalizzato alla conquista e al successo personale – rinunciando all’amore e al potere interiore – visibile, intangibile, finalizzato all’equilibrio e all’armonia tra sé stessi e il mondo.

Malefica e la rabbia inespressa

Il personaggio di Malefica rappresenta tutte quelle donne che sono state tradite, usate e abusate e che, per questo, sono state vittime di un trauma.

Di fronte al tradimento di Stefano, Malefica accumula e aumenta sempre di più una rabbia inespressa nei suoi confronti, generando un forte senso di vendetta. Questa rabbia nasce dal dolore cronico di chi ha dentro di sé un forte potere personale che non riesce ad esprimere, di chi sa di poter volare ma non ha più le ali.

In questo modo però, Malefica sta rinunciando completamente a sé stessa. Infatti, si sta convincendo del fatto che non c’è nulla che possa fare per tornare ad essere quello che era, per recuperare e esprimere di nuovo il suo potere e quindi, passa il suo tempo a difendersi dal nemico e a cercare di annientarlo.

Il trauma transgenerazionale

Con il passare degli anni, il dolore di Malefica aumenta e anche la rabbia inespressa e il suo distacco dal mondo incantato. Il suo unico scopo è la vendetta. Infatti, rinuncia a sé stessa, preferendo la distruzione dell’altro per affermare la superiorità del suo potere su quello di Stefano.

Però, questa scelta non ha delle conseguenze soltanto su re Stefano, ma anche sulla figlia Aurora, una bambina che non ha nessuna colpa di tutto quello che è successo. In realtà, invocando la maledizione su Aurora, Malefica sta perpetuando lo stesso crimine che Stefano ha compiuto su di lei: sta compiendo un gesto patriarcale, impedendo alla donna della generazione successiva di essere pienamente sé stessa. Infatti, la maledizione rappresenta la cristallizzazione del conflitto uomo/donna e del conflitto tra donne.

Si crea, quindi, un circolo vizioso che è destinato a ripetersi, in cui più ti vendichi, più desideri vendicarti, diventando nemica di altre donne e continuando a ferire anche te stessa e accumulando sempre più rabbia inespressa.

La rabbia inespressa nei confronti degli uomini e il dolore del torto subito non diventano un motore per liberarsi, ma creano altre gabbie. La rabbia è come un virus: se non ce ne prendiamo cura, si attacca agli altri e diventa un dono malefico, transgenerazionale, che le madri tramandano inconsapevolmente alle figlie perché non hanno saputo cicatrizzare la propria ferita.

Consapevolezza di Malefica

Nel corso della storia, Malefica attraversa un’evoluzione. Essa prende consapevolezza che tutta quella rabbia inespressa non serve a niente e che per guarire dal proprio trauma è necessario aiutare Aurora a vincere la maledizione: Aurora rappresenta una nuova possibilità per le donne di esprimere pienamente la propria identità personale.

Così Malefica si trasforma da strega cattiva a fata madrina: smette di vedere Aurora come figlia di Stefano e inizia ad amarla. È questo il momento in cui si rende conto di avere lei stessa un’altra possibilità e che ci può essere ancora felicità per lei. Però deve anche accettare l’idea che il mondo non è ostile e che dalla vita non arrivino solo disgrazie.

Questa consapevolezza è in grado di rompere l’incantesimo: inizialmente, Malefica accetta di credere all’amore di Filippo, un giovane principe che potrebbe salvare Aurora dall’incantesimo ma che non è ancora capace di amarla. In questo modo, Malefica scopre un nuovo amore, ovvero quello provato da lei per la bambina, che spezza l’incantesimo e la trasforma in fata madrina.

Come gestire la rabbia inespressa

La storia di Malefica è la storia di un cambiamento interiore che ci mostra come poter usare in modo costruttivo la propria rabbia inespressa.

Il modo per liberarsi dalla rabbia è trasformarla. Ciò consiste nell’imparare a usare quell’energia repressa in modo creativo, senza sprecare tempo e energie, arrabbiandosi con altre persone e cercando nuove vittime. Un trauma non deve essere necessariamente considerato come una maledizione ma può rappresentare anche la possibilità di trasformare la propria condizione per raggiungere un livello superiore. Trasformare la rabbia significa imparare a esprimere la creatività, imparare ad ascoltare la propria parte profonda che chiede di essere espressa e raccontata.

È come avere a disposizione della benzina e utilizzarla per bruciare tutto ciò che c’è intorno, anziché usarla come combustibile per raggiungere e scoprire luoghi inesplorati. Questa rabbia può diventare il combustibile per ricostruire le proprie ali e riprendere in mano la propria libertà, anziché diventare lo strumento della propria autodistruzione.

La rabbia che noi proviamo è la manifestazione di un dolore profondo, che necessita di essere ascoltato, per poter far guarire la ferita sottostante. Per poterci riuscire, bisogna per prima cosa intercettare la sua origine, rintracciarne le ragioni e cominciare a conoscerla, per poi rinarrarla. Se ciò non succede, quella parte irrisolta continuerà a farsi spazio senza riuscirci, esprimendosi come aggressività incontrollata.

Lo spazio terapeutico

Per poter fare ciò, servono soprattutto tempo e silenzio. C’è anche bisogno di qualcuno che sia in grado di ascoltare senza giudicare, di accogliere il racconto e aiutare a trasformarlo. Questi sono gli ingredienti principali per riuscire a riportare a galla ciò che è stato dimenticato ma che provoca ancora dolore e che ci impedisce di vivere come vorremmo.

Lo spazio terapeutico può essere considerato come il luogo adatto per poter accogliere questa evoluzione. E’ il luogo sicuro che aiuta a trasformare questa rabbia inespressa in qualcos’altro di più costruttivo e benefico, liberando la persona dalla sua gabbia interiore. Il percorso terapeutico consiste proprio nell’avere al proprio fianco una persona, il terapeuta, in grado di aiutare a prendere contatto con quel dolore e quella rabbia inespressa, per poi attraversarla e lasciarla andare. Questo è quello che succede attraverso la psicoterapia EMDR (se vuoi sapere come funziona, leggi qui).

Conclusioni

Ho scritto questo articolo, in seguito alla lettura del capitolo “Malefica o la rabbia incontrollata“, tratto dal libro “Liberati dalla brava bambina“. La storia del “La bella addormentata nel bosco” e, in particolare, il personaggio di Malefica, racchiudono dei messaggi importanti relativi alla società all’interno della quale viviamo. Ho voluto condividere con voi lettori alcune riflessioni, con l’augurio che possiate rileggere anche la vostra storia da una prospettiva diversa.

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